La sensibilità verso le tematiche ambientali sta crescendo notevolmente nell’ultimo periodo come risposta agli allarmi lanciati dagli esperti che hanno evidenziato la necessità di rivedere alcuni paradigmi energetici e comportamentali per porre un freno a un trend negativo per quel che riguarda la “salute” nel nostro pianeta.
Ma l’ecosostenibilità non è un argomento “nuovo”. Anche nel passato più o meno recente, la politica e le istituzioni hanno provato ad inserire norme volte a garantire lo sviluppo di una società che potesse progredire nel rispetto della natura e dell’ambiente circostante.
Facciamo un grande passo indietro e torniamo al 1992. Il governo italiano pensa a una norma che potesse bilanciare lo sviluppo urbano parallelamente a quello “verde”. Con la Legge Cossiga-Andreotti n. 113 del 29 gennaio 1992, viene inserito l’obbligo per i Comuni di piantare un nuovo albero per ogni nuovo nato. E’ bene sottolineare al riguardo che non si tratta di una decisione presa a discrezione del Comune interessato ma di un obbligo da portare a termine entro i 12 mesi dall’iscrizione anagrafica del nuovo nato al fine di implementare le aree green cittadine e contrastare il disboscamento.
Tale norma negli anni vide una ridotta applicazione da parte dei Comuni e, per questo, venne adottato un provvedimento per rafforzare l’obbligo ed evidenziare la necessità di intervento su queste tematiche.
Attraverso la legge n. 10 del 14 gennaio 2013, entrata in vigore il 16 Febbraio, infatti, oltre a istituire la Giornata Nazionale dell’Albero, che si celebra ogni 21 Novembre, sono state inseriti alcuni correttivi alla norma precedente tra cui l’obbligo di piantare un albero limitato solo ai Comuni con una popolazione superiore a 15mila abitanti e non solo nella circostanza di una nuova nascita ma anche come frutto di una adozione.
Inoltre il termine per la piantumazione è stato ridotto dai 12 mesi (come da norma precedente) a 6 mesi e venne introdotto anche un bilancio arboreo per censire gli alberi e le pianti presenti sul territorio di ogni amministrazione. Malgrado l’istituzione di “Comitato per lo sviluppo del verde pubblico” collegato al Ministero dell’Ambiente, pochi sono stati i Comuni che hanno adempiuto a questa norma. Per questo si è intervenuti di nuovo per rendere ancora più efficaci le disposizioni in materia e cercare di rendere meno eludibile l’obbligo.
Con il disegno di legge n. 549 del 2 luglio 2018, infatti, si estende l’obbligo di piantumazione anche nel caso di un decesso di un cittadino prima del compimento del 50esimo anno di età, coinvolgendo anche i Comuni con più di 5mila abitanti, con indicazioni specifiche anche sul luogo di piantumazione che deve necessariamente essere all’interno del contesto urbano (e non extraurbano) e coinvolgere quelle zone cittadine maggiormente degradate e con un bassa presenza di aree verdi.
Anche il Bilancio Arboreo è stato rafforzato, con l’obbligo di indicazione non solo delle nuove piante ma anche di quelle eradicate o tagliate, così da poter fare un paragone più fedele alla realtà sullo stato del verde cittadino, da pubblicare sul sito dell’Amministrazione coinvolta.
Inoltre, come dicevamo, sono stati inserite delle sanzioni in caso di inadempienza: le amministrazioni inadempienti, infatti, possono rischiare di incorrere in un provvedimento di tipo sostitutivo del prefetto, considerato l’ente più vicino ai cittadini. Ad ogni modo la sostituzione dovrà avvenire solo dopo diffida e indicazione di un congruo termine ad adempiere.
Alcune Regioni hanno sposato in pieno la causa ambientalista con iniziative che mettono il green al centro delle attività istituzionali. Un esempio è quello della Lombardia e di Milano in particolare che, attraverso un progetto denominato ForestaMi, ideato dall’architetto Stefano Boeri, docente del Politecnico, che ha come fine ultimo quello di piantare entro il 2030 3 milioni di nuovi alberi nella zona urbana, più o meno 1 per ogni cittadino del capoluogo meneghino. A sostenere l’iniziativa il Sindaco Sala ma anche grandi aziende, come il colosso assicurativo AXA.
Lo Stato si sta quindi muovendo sempre più concretamente
alla tutela dell’ambiente.
Ma il vero cambiamento deve avvenire in ogni singolo cittadino che deve capire che, senza un coscienza ambientale forte e condivisa, non c’è futuro.