La crescente preoccupazione per le tematiche ambientali e la salvaguardia del nostro pianeta non riguardano unicamente gli effetti che le politiche industriali del recente passato hanno avuto su ciò che ci circonda e sui cambiamenti climatici, ma anche e soprattutto sullo stato di salute della popolazione mondiale.
Sono molti infatti gli studi che hanno portato alla luce dati allarmanti che dovrebbero far riflettere e velocizzare la riconversione di alcuni impianti industriali e lo sviluppo di nuovi processi che siano meno impattanti negativamente sull’ecosistema e i suoi abitanti.
Prendendo le evidenze pubblicate dal dossier di Lega Ambiente denominato Mal’aria 2019, infatti, emerge come lo smog nei centri urbani italiani abbia superato nel 2018 i livelli di guardia in modo preoccupante con una stima che vede 55 capoluoghi di provincia in cui i limiti giornalieri di polveri sottili e ozono sono stati ampiamente non rispettati e gli abitanti di 24 di questi hanno respirato aria inquinata oltre i parametri per un periodo complessivo di 4 mesi all’anno.
Come dicevamo, le maggiori minacce arrivano dalle polveri sottili, dall’ozono e dal biossido di azoto.
Le polveri sottili (Pm10 e Pm2.5) sono particolarmente pericolose in quanto sono quelle che per le loro caratteristiche e dimensioni riescono a rimanere nell’aria per un periodo maggiore e a penetrare meglio negli alveoli polmonari raggiungendo quindi il sangue. In particolare i soggetti più colpiti sono i bambini in quanto non provvisti ancora di un sistema immunitario completo in grado di contrastarle efficacemente.
Le stime mostrano che solo in Europa le morti relative sono 432 mila su un totale mondiale di 8 milioni.
L’Italia, purtroppo, è al primo posto di questa “speciale” (e terribile) classifica per quanto riguarda il vecchio continente, con 80 mila persone decedute all’anno a causa dell’inquinamento atmosferico (secondo l’Oms), e siamo undicesimi a livello mondiale.
Il motivo di tali evidenze nasce anche dall’alto tasso di motorizzazione del nostro paese che vede un media di 65 auto ogni 100 abitanti, tra i più elevati in Europa, dall’inefficienza della mobilità pubblica e dallo stile di vita dei grandi centri urbani.
A dare seguito a quanto detto, lo studio pubblicato su The Lancet intitolato “Countdown on health and climate change” ha sottolineato come in Italia nel 2016 si siano verificate morti premature nella misura di oltre 45mila unità.
Per comprendere meglio il fenomeno, basterebbe metterlo a confronto con le morti precoci per incidenti stradali che si fermano, nello stesso anno, a 3400 circa. Oltre al dramma dei decessi anche la perdita economica stimata intorno ai 20 milioni di euro.
Tornando al report Mal’aria vediamo come nel 2018 le città che hanno superato in misura maggiore i limiti di polveri sottili e ozono sono state Brescia (150 giorni complessivi), Lodi (149), Monza (140), Venezia (139) e Milano (135).
Come noterete la pianura padana è la zona più colpita, stante la presenza di grandi conglomerati industriali e impianti di produzione. Il primo centro abitato furi da questa zona è Frosinone, nel Lazio.
A livello mondiale, il continente più colpito dall’inquinamento atmosferico e l’Asia, ma non facciamoci ingannare dalla verde Europa perché anche qui la situazione come abbiamo visto non è certo delle migliori. Per porre un freno a queste cavalcata verso l’inferno l’unica soluzione possibile è prevedere correttivi industriali nel breve periodo e una serie di incentivi volti a stimolare la riconversione degli impianti ma anche una mobilità sostenibile affiancata a politiche serie e concrete per stimolare comportamenti responsabili in tutti i livelli della società.
Come abbiamo visto in precedenza, molte cose stanno cambiando e qualcosa finalmente si sta muovendo. I dati relativi all’utilizzo di energie rinnovabili, di economia circolare e i grandi sforzi in Ricerca e Sviluppo sono un segnale di risveglio dopo tanti anni in cui abbiamo voltato lo sguardo altrove per non affrontare problemi che si sembravano lontani anni luce dalla nostra sfera quotidiana.
I primi passi sono stati compiuti, ora non resta che continuare il cammino e portare un “ventata d’aria nuova “, in tutti i sensi, nel nostro bellissimo e unico paese.