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Cambiamento climatico o crisi climatica?

Due modi differenti di esprimere un concetto, una più efficace dell’altra, a quanto pare.

Già percepito in modo sbagliato da molti, il concetto di cambiamento climatico non arriva a tutti, non è più così d’impatto rispetto a prima.
Un motivo è sicuramente quello di non vedere un pericolo imminente, non sentirsi minacciati da qualcosa che apparentemente non ci tocca nella vita di tutti i giorni fa si che il nostro livello di attenzione e preoccupazione sia basso.
L’altro motivo è il modo in cui viene comunicato questo problema, a quanto pare alcuni concetti arrivano più forti se espressi in altri termini.

Le parole hanno un ruolo più che fondamentale nel trasmettere la giusta percezione e conseguente reazione al problema.

I termini utilizzati fino ad ora vengono considerati neutri , non innescano la giusta reazione in chi le ascolta, questo secondo Spark Neuro, una società di consulenza pubblicitaria che si basa su ricerche neuroscientifiche.

Infatti la parola crisi climatica otterrebbe molte più reazioni e catturerebbe maggiormente attenzione.
Nell’esperimento fatto dalla Spark Neuro sono state coinvolte 120 persone, grazie a dei dispositivi per la registrazione dell’attività celebrale ed una webcam che seguiva le loro espressioni facciali è stato possibile raccogliere diverse informazioni.

Sono state fatte ascoltare delle registrazioni audio di sei definizioni, di queste “riscaldamento globale” e “cambiamento climatico” hanno lasciato i soggetti quasi indifferenti, mentre hanno fatto la differenza concetti come crisi climatica o distruzione ambientale.

 

Perchè non funzionano più questi termini?
Perchè non risultano essere così negativi da poter attrarre attenzione.
E’ necessario rinnovarsi anche nella comunicazione.

E’ proprio questo ciò che ha fatto la testata Inglese THE GUARDIAN.
Ossia cominciare ad utilizzare termini più accurati per descrivere il problema .

Il responsabile dell’informazione ambientale Damian Carrington ha reso nota ai lettori la scelta della direzione di stilare delle nuove linee guida per i giornalisti dovranno seguire d’ora in poi scrivendo di clima.
Da qui la sostituzione con nuove terminologie, non si parla più di “Climate change” ma di “climate crisis” o “climate breakdown“.
Katharine Viner, direttrice del Guardian ha dichiarato di voler fare una comunicazione più precisa possibile scientificamente ed allo stesso stempo comunicare ai lettori il problema in modo chiaro e semplice.

E’ necessario utilizzare una terminologia più forte per far arrivare il messaggio efficacemente.

Un altro problema è quello di esporre il fatto spesso e volentieri in modo negativo, questo potrebbe instaurare un effetto opposto a quello desiderato nelle persone, ossia potrebbe causare indifferenza o senso di impotenza.

Questo perchè quando un problema è molto grande le persone tendono a scoraggiarsi sul fatto di poter agire per risolvere il problema.
Si dovrebbe parlare molto di più delle soluzioni possibili e applicabili, anche nella vita di tutti i giorni, perchè faranno percepire il problema come qualcosa a cui possiamo rimediare.
Rinnovarsi nel modo di comunicare vuol dire anche parlarne in un ottica più positiva, perchè possiamo ancora fare molto per il nostro pianeta, l’essenziale è agire immediatamente.

 

E tu cosa stai facendo per combattere il climate change? Investi nel tuo futuro.

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