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Indice di coscienza verde - Report 2020

Le Regioni più Green e la popolazione più sensibile alla transizione energetica

Quali sono le Regioni più “green” d’Italia? Quanto è radicata l’idea della sostenibilità nella popolazione? Le risposte dal Report 2020 sull’Indice di coscienza verde.

L’indice di coscienza verde riassume la sensibilità dell’individuo e della collettività rispetto ai temi relativi alla salvaguardia dell’ambiente e alla sostenibilità. Rappresenta, inoltre, il livello di conoscenza e predisposizione alla Green Economy e la capacità dei suddetti soggetti di accogliere questa nuova visione volta a implementare, nel pubblico e nel privato, quelle strategie che prefigurano una rottura rispetto ai vecchi paradigmi, per abbracciare una nuova via per concepire le azioni da intraprendere al fine di creare un circolo virtuoso nel quale l’ambiente è protagonista assoluto e la transizione e l’efficientamento energetico le basi per salvaguardarlo in armonia con le esigenze personali, istituzionali e aziendali.

In questo senso l’Italia ha visto negli ultimi anni un grande aumento dell’interesse su i temi della Green Economy, del Climate Change e della Finanza green, e il trend è in costante crescita. Per comprendere la misura di questo andamento, GreenVestingForum, il forum della finanzia alternativa green promosso dalla piattaforma di energycrowdfunding Ener2Crowd, ha analizzato la situazione del nostro Paese, stilando un report relativo all’anno 2020.

Sono stati analizzati i dati demografici aggregati sulla base delle ricerche svolte dalle persone in un periodo di 6 mesi per parole chiave riconducibile a temi come green economy, sostenibilità ambientale, investimenti green, crowdfunding, energia, rinnovabili. I dati sono stati poi evidenziati per area geografica regionale e metropolitana.

Lo scopo dell’analisi è quello di evidenziare la provenienza dal maggiore interesse verso temi fondamentali per la costruzione di un nuovo modello economico e sociale basato su un equilibrio con la dimensione ambientale, e sospinto dalla concreta minaccia di un futuro distopico, preannunciato dal Climate Change.

Le regioni più sensibili ai temi ambientali, in base all’indice di “coscienza verde” promosso da Ener2Crowd, sono anche quelle più popolose, ma incredibilmente non sono i centri urbani a sostenere il dato, quanto piuttosto i piccoli centri o quelli vicini alle aree industriali, a testimoniare ancora una volta l’anestesia cognitiva a cui la frenetica vita di città ci riduce, impedendoci di prendere piena coscienza del problema e della sua impellenza ed incombenza.

Come si evince dal grafico soprastante, la Lombardia è in testa seguita dalla Regione Lazio. Terza, ma vicina, il Piemonte, quarta la Toscana. Fanalino di coda la Valle d’Aosta (nonostante sia quella con un indice di iniziativa tra i più alti).

Il dato più importante riguarda però il confronto tra le due Regioni in testa alla classifica e le loro aree metropolitane di riferimento, Milano e Roma. Partiamo da chi è in cima: circa il 97% delle interesse concreto per temi riconducibili alla green economy proviene dal 68% di popolazione che vive al di fuori dall’area metropolitana di Milano, con un incremento dell’interesse del 44% rispetto alle persone che vivono coinvolte dalle dinamiche del capoluogo Meneghino.

La differenza è ancora più marcata se si guarda il Lazio: circa l’80% dell’interesse concreto si è manifestato al di fuori della Capitale, per il restante 26% della popolazione della regione, con un incremento del 204% dell’interesse per tali temi nelle aree extra-urbane. “Come se a causa dei molteplici problemi, del suo ritmo di vita, di una popolazione disillusa dalla politica locale e dalle dinamiche economiche, Roma non fosse neanche in grado di pensare a un proprio ruolo di diretto coinvolgimento in un processo così importante per il Paese e per tutti i suoi cittadini, quale è la transizione energetica: proprio lì dove viene definito a livello legislativo e dove risiedono le istituzioni che ne promuovono l’importanza, il messaggio rimane chiuso nelle stanze del potere e non pervade la vita delle persone”, la sintesi di Giorgio Mottironi, chief sustainability officer e co-fondatore di Ener2Crowd.

La dimensione urbana distrae l’attenzione verso i temi della sostenibilità ambientale. La coscienza verde si riscopre nelle zone dove i ritmi di vita sono più coordinati e vicini alla natura. Roma e Milano le città meno attente ai temi green. Bologna in linea con la propria Regione.

Una volta effettuata l’analisi geografica, nel report viene evidenziato il profilo demografico del GreenVestor, colui che avendo una consapevolezza dei benefici e delle opportunità della Green Economy, decide di investire nel settore. In questo caso l’analisi è stata effettuata grazie al supporto degli strumenti di analytics dell’attività digitale che l’azienda svolge sul web, in particolare la piattaforma Google, ed ha toccato due campioni di partenza: un primo da circa mezzo milione di utenti singoli e 6 mesi di osservazione, cui si è fatto riferimento per i parametri di “interesse” e “volontà di approfondimento” dei temi riconducibili alla “green economy” ed alla “finanza alternativa”. Un secondo da circa 10.000 utenti e 3 mesi di osservazione, cui si è fatto riferimento per i parametri di “interesse all’”energy crowdfunding” e “volontà o possibilità di investire nella green economy” ovvero di assumere il ruolo di “GreenVestor”.

I campioni sono stati volutamente e necessariamente separati per analizzare la distribuzione demografica ed il “gender gap” tra due momenti distinti, quello del risveglio della coscienza attraverso la conoscenza e l’approfondimento dei temi e l’analisi critica, e quella della messa in moto della volontà e dello sfruttamento delle proprie possibilità attraverso lo strumento di accesso diretto alla green economy, ovvero l’energy crowdfunding ed Ener2Crowd.

Comprendere come i temi attraggano e coinvolgano le persone in base all’età, e dunque alla maturazione cognitiva, in base al sesso, dunque in base al gender gap, ed infine in base alla predisposizione all’utilizzo di strumenti digitali ed alternativi per la investire i propri capitali in prodotti e soluzioni finalizzati alla lotta al cambiamento climatico a supporto della transizione energetica.

L’analisi dei due campioni intende rispondere alle seguenti domande: Chi è attratto dai temi legati al cambiamento climatico? Ed in quanti e come vi pongono attenzione?Quale è e può essere il ruolo della donna?

 Dall’analisi dei dati emergono chiaramente due temi fondamentali. Il primo è la forte componente di partecipazione giovanile agli strumenti che rappresentano la volontà ad agire per impegnare sé stessi ed i propri capitali per la costruzione di un futuro migliore.
Il secondo è, purtroppo, la bassa percentuale di soggetti femminili che arriva fino in fondo al percorso.

Da un lato si configura la possibilità per i nuclei familiari di aprire le proprie scelte ai consigli nati e guidati dalla sensibilità dei figli, in pochi generalmente interessati, ma relativamente in molti a voler fare qualcosa per un proprio futuro green. Dall’altra si configura la necessità di dare maggiore libertà finanziaria alla donna, soprattutto se si pensa a quanti resilienti siano in natura le società matriarcali.

Analizzando il primo campione in esame nell’area di “approfondimento dei temi delle finanza alternativa e green economy”, sono stati registrati i seguenti dati:

• Il 44% ha tra i 18 ed i 44 anni, mentre il 57%
ha tra i 44 ed i 65 anni.
• La percentuale non muta se si guarda anche
al sesso.
• La quota di donne rappresenta il 37% del
campione (uomini 63%)

Il “gender gap” si amplia in questa fascia, attestandosi al 26%: ciò significa che le donne hanno una minore tendenza a voler approfondire questi temi, nonostante ne siano probabilmente più vicine a livello empatico (ci risulta infatti difficile pensare ad
una “donna” non cosciente e meno sensibile.

Nell’area “Interesse specifico per l’energy crowdfunding” e finanza green alternativa relativa al secondo campione, sono stati registrati i seguenti dati:

• Il 69% degli utenti ha tra i 18 ed i 44 anni,
mentre solo il 31% tra i 44 anni ed i 65 anni.
• La fascia più numerosa è composta persone
tra i 18 ed i 24 anni (30%), a seguire 25-34
anni con il 23%, mentre quella meno
numerosa è dei 65+.
• Le donne rappresentano il 36% del campione
(Uomini 64%).

Il “gender gap” rimane sostanzialmente stabile. Si sposta molto verso il basso l’età media degli utenti: le generazioni che in Italia detengono il potere economico sono lontane culturalmente e restie ad abbracciare un cambiamento che ha senso soprattutto per i più giovani, con strumenti digitali e innovativi

Sempre nel secondo campione, nell’area “GreenVestor”, ovvero volontà e possibilità di investire nella green economy, sono stati registrati i seguenti dati:

• Il 78% degli utenti ha tra i 18 ed i 44 anni,
mentre solo il 22% tra i 44 ani ed i 65 anni.
• La fascia più numerosa è quella compresa tra i
18 ed i 24 anni (35%), ma è seguita a pari
merito dalle fasce 24-34 e 34-44, le quali
rappresentano assieme il 42% dei
GreenVestor.
• Le donne rappresentano solamente il 23% del
campione (Uomini 77%).

Il “gender gap” raggiunge in questa fase critica un valore davvero inatteso e che sembra riflettere il panorama economico e culturale di un Paese “arretrato”: ben il 53%. Una vittoria schiacciante degli uomini che dimostrando di avere più possibilità di mettere in pratica le proprie volontà.

I giovani sono pochi ma buoni, mentre il grande interesse dei più maturi si schianta contro l’adozione di strumenti nuovi e volti al cambiamento, anche personale, della finanza alternativa.  di seguito l’andamento di come gli Italiani si interfacciano ai temi del cambiamento climatico e dell’investire green al variare della fascia d’età e del sesso.

 

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